Chiunque può dare la propria idea di turismo in Sardegna, in Italia.
In una nazione che ha perso il gusto e l’orgoglio della competenza in un’avvilente gioco al ribasso chiunque tira fuori le idee più bislacche fondate sulle personali sensazioni, sul sentimento, sul proviamoci che al limite correggiamo il tiro.
Tutto questo come se fosse normale, come se le professioni, l’esperienza, la competenza e il buonsenso fossero fastidiosi elementi di disturbo nell’ansia della politica del fare, come se trovare soluzioni sia obbligo, come se strabiliare i cittadini sia l’unica maniera di fare buona politica.
Ecco, basta.
Meglio stare fermi, zitti, ascoltare, studiare, informarsi, chiedere a chi ne sa di più, pensare, testare, condividere, non dichiarare senza prima essere certi e poi, dopo e non obbligatoriamente, provare a fare.
Perché vedere un turismo trattato come argomento da barzelletta è frustrante, perché siamo noi cittadini che forse abbiamo la responsabilità di non accettare più imbarazzanti proposte e patetiche strategie.
La politica inadeguata avvelena i pozzi del nostro futuro uccidendo le speranze del merito, della fatica, dell’esperienza.
La politica inadeguata è una vera emergenza ambientale.
Il turismo è una delle poche speranze di sviluppo che abbiamo: dobbiamo essere intelligenti a scegliere un modello economicamente sostenibile e duraturo.
E continuare a pensare che il turismo sia solo questione da interviste, chiacchiere e proclami ci sta lentamente uccidendo.